TUTTO CONTINUA….. VERSO ALTRI PIANETI

E’ con i cuore in gola che scriviamo questo testo come conclusione dell’esperienza di Urania.
Ormai siamo arrivate ad un punto in cui non è più sostenibile portare avanti il progetto, cercheremo in queste brevi righe di spiegare perché e di fare un’autocritica di come sono andate le cose.
Urania nasce come una TAZ (T.R.A.N.Z.) di 3 giorni, dal 24 al 26 di Maggio 2019 con l’obiettivo di creare un momento di conoscenza reciproca, discussioni e attività che ruotano intorno al transfemminismo e non solo. Oltre che per fare un benefit per le compagne inguaiate con la legge. Il luogo scelto non è casuale, a parte essere decentrato quindi poco soggetto a diventare capro espiatorio delle frustrazioni dei vicini, è accanto al quartiere dell’isolotto, zona con una forte identità popolare (nel bene e nel male) e ultimamente soggetto a una riqualificazione brutale incentivata dallo sviluppo dei trasporti pubblici e conseguente apparizione di Air B&B come velenosissimi funghi. Dato il periodo in cui viene scelto di fare quest’occupazione, in un contesto fiorentino strangolato dalla repressione, l’aspettativa di vita non è mai stata altissima: anche se sapevamo chiaramente che non saremmo andate via allo scadere dei 3 giorni, sicuramente nessuna si aspettava che avremmo superato i 2 mesi. Può darsi che questo senso di fine imminente abbia giocato un ruolo nel non proiettarsi mai in progetti articolati e duraturi ma questa è solo una delle cose che ci portano ora ad annunciare la fine prematura del posto. La parte da cui vorremmo cominciare è sicuramente l’autocritica. L’idea della TAZ nasce da un gruppo di persone molto entusiaste e dalla necessità fortissima di uno spazio anarchico transfemminista queer nella città.
Il trasporto iniziale e la poca esperienza di parte del collettivo nelle occupazioni ha indubbiamente portato a dare poca importanza ad aspetti fondamentali come l’impegno verso un posto e la praticità quotidiana necessaria per portarlo avanti. Si è teso a riempire il primo periodo di attività senza pensare ad aspetti fondamentali come organizzarci internamente perché il peso di alcune cose, come il non lasciare mai il posto vuoto, non ricadessero solo sulle spalle di poche. Questo ha creato un clima di tensione e frustrazione, vissute da chi si ritrovava sempre con il cerino più corto, che ha portato ai primi attriti interni al collettivo, quindi alle prime perdite e ai primi abbandoni.
Sempre silenziosi e mai seguiti da alcuna spiegazione né annuncio di nessun tipo. Si aggiunge a questo contesto difficile il fatto che alcune persone hanno cominciato a prendere sempre più spazio e a farsi portavoce di un collettivo che ovviamente non li ha mai investiti di nessun tipo di ruolo simile, dal momento che la base su cui ci muoviamo non è solo l’avversione e l’attacco all’autorità esterna ma anche la decostruzione dei ruoli di potere che ci portiamo dentro inevitabilmente. Cosi la voce che usciva fuori da Urania ha cominciato ad essere troppo spesso la stessa, appiattendo la pluralità di idee ed esperienze delle persone che vivevano lo spazio.
Un altro errore di cui ci siamo rese conto col tempo (non tutto salta sempre all’occhio subito) è la modalità con cui abbiamo comunicato le nostre idee e le nostre posizioni a persone che frequentavano il posto e con cui abbiamo condiviso molti momenti di politica e di socialità. Sebbene pensiamo che non ci sia da mettere in dubbio un certo tipo di pratiche transfemministe, sicuramente si può scegliere il modo più adatto di gestire le situazioni, specie quando riguardano persone che conosciamo e con cui sappiamo che ci può essere una base comune di dialogo. Tutto quello che è stato scritto fino ad ora ha portato ad un isolamento di chi viveva a Urania e ad una conseguente incapacità di dar forma alle attività e alle lotte necessarie per noi, perché la maggior parte delle energie venivano usate per far sopravvivere il posto,
più volte attaccato da ardita e sparuta sbirraglia che fortunatamente non è mai riuscita a mettere a segno nemmeno uno dei suoi colpi di testa.
C’è poi da fare una critica all’autocritica, per quanto riguarda il tempismo: è postuma, arriva dopo la fine di Urania, mentre avrebbe dovuto sia precedere quest’esperienza sia accompagnarla in ogni momento.

Sicuramente non ci siamo date gli spazi necessari per pensare e ripensare come stavamo facendo le cose e in cosa stavamo sbagliando.

Anche se la lista delle cose che avrebbero potuto andare meglio potrebbe continuare all’infinito, ci piacerebbe dare un po’ di spazio a ciò che invece ha funzionato. Con tutti i limiti che ci sono stati pensiamo (non per egocentrismo e presupponenza ma in base a ciò che ci è stato detto da chi ha vissuto questo spazio) che Urania abbia rappresentato qualcosa di bello e importante per tante persone.

Fin dai primi mesi si è creata spontaneamente un’intersezionalità di esperienze, idee e lotte che ha fatto avvicinare individualità e gruppi che non avevano trovato il loro spazio da altre parti. Da persone senza documenti a persone non etero, da persone non bianche a persone non cis, Urania è stata percepita come uno spazio più facilmente attraversabile e vivibile rispetto ad altri. E la pluralità di forme e modi di vita diversi ha arricchito mutualmente chi ha condiviso queste quattro mura, non senza scontri e drammi ma nemmeno senza risate e abbracci. Senza dubbio molte delle persone che sono venute alle feste e ai concerti hanno visto Urania solo come un locale qualsiasi e uno spazio di consumo ma sappiamo con certezza che per tantissime non è stato così, che molte che ci conoscevano poco, quasi niente, si sono in qualche modo sentite parte di questo, prendendosi a cuore ciò che succedeva, per esempio, durante la serata, dando una mano senza che venisse chiesta, aiutando a costruire, riparare e decorare o portando materiale da leggere e guardare. Tutte queste sono le persone che non vogliamo perdere. Anche se è diventato impossibile per noi portare avanti Urania, quest’avventura non finisce qui. Se qualcosa è nato tra queste quattro pareti sudice e stonacate, lo vogliamo far continuare, perché a Firenze c’è ancora bisogno di esperienze come questa, di momenti di entusiasmo per quello che siamo e di rivendicazione di pratiche e spazi. Noi siamo cresciute tanto in questi 7 mesi e vogliamo fare un bagaglio di tutti i nostri errori e tutte le cose buone per andare avanti e fare meglio, con le amiche che abbiamo trovato e con quelle che troveremo, fino a quando non avremo lanciato l’ultima pietra allo stato patriarcale razzista repressore per vederlo crollare mentre ridiamo, mano nella mano.

Ci vediamo su altri pianeti!

Alcune Uranesse

PRESIDIO TRANSFEMMINISTA QUEER- NESSUNA AGGRESSIONE SENZA RISPOSTA

DISERTIAMO LA NORMA DISERTIAMO LA PAURA!
La rialzata di testa delle destre, dei neofascismi, delle religioni e del sovranismo, ha creato un clima di attacco a tutte quelle persone che nel mondo bianco, etero, maschile e ricco, non ci vogliono stare.
Da anni la violenza razzista non ha fatto che aumentare, con l’indifferenza di masse ormai votate al linciaggio di qualsiasi diversità scelta come nemico.
Tra questi nemici, oltre lu migrantu, ci siamo anche noi: donne e persone LGBTQIA+.
Noi che disertiamo un mondo blu e rosa, che disertiamo la famiglia tradizionale e i suoi valori violenti, noi che vogliamo vivere al di fuori dei rapporti concessi di relazioni possessive e autoritarie.
Tutt@ noi, siamo considerat@ punibil@ perchè effemminat@, travestit@, maschiacce, lesbiche, froce, puttane, checche .
La violenza maschile, omotransfobica e sessista non solo si è moltiplicata, diversificata e ha trovato sempre nuovi mezzi con cui colpirci, ma si è fatta oltremodo organizzata, attaccandoci ormai quotidianamente a suon di aggressioni, pestaggi, morti e stupri, molestie e umiliazioni.
Anche a Firenze questo clima si è sviluppato con troppa velocità, tanto da non lasciarci il tempo di reagire collettivamente finora.
Solo nell’ultimo mese sono stati 3 i pestaggi omotransfobici, e sono solo i casi di cui abbiamo avuto notizia.
Come donne, lgbtqia+, antifascist@, ribelli e antirazzist@, crediamo che l’unica strategia funzionale al contrasto diretto della violenza di genere, sia l’autodifesa, senza deleghe o richieste a chi ci governa e che non fa altro che difendere chi ogni giorno ci attacca.

Come Transfemministe froce non chiediamo una legge contro l’omotransfobia.
Non siamo un animale in via d’estinzione da proteggere.
Sappiamo e vogliamo reagire difendendoci tra di noi e lu nostru amich@.
Una legge di protezione criminalizza l’autodifesa, e porta all’impossibilità di difenderci dagli aggressori senza finire in carcere.
Lo stato e il patriarcato che dominano questo mondo non saranno mai lgbtqia+ friendly, ma sempre e solo difensori di chi ci vuole mortu. Per cui non accettiamo contentini da chi vuole mascherarsi da nostro amico quando poi continua a difendere l’omotransfobia, il sessismo, il razzismo e il fascismo.

La chiesa, il maschilismo, lo stato, il capitale e i fascisti sono i nemici di tutt@ noi trans,froce, puttane, e femministe.
Non staremo più ad aspettare chi di noi sarà lu prossimu colpitu.

Partiremo dalle strade luogo dell’ultima aggressione omofoba a Firenze.

Frocizziamo lo spazio pubblico contro il loro decoro, contro la loro violenza.
Non siamo noi a dover aver paura di uscire in minigonna, di truccarci, di sbattere in faccia il nostro rifiuto totale alla reclusione dei corpi in generi e ruoli prestabiliti!
SE TOCCANO UNA RISPONDIAMO TUTTU!

ORGANIZZIAMOCI PER DIFENDERCI, RISPONDIAMO ALL’OMOTRANSFOBIA!

DOMENICA 15/12
H 15.00
PIAZZA S.JACOPINO CONTRO VIOLENZA MASCHILE E DI GENERE
COSTRUIAMO SPAZI FROCI E TRANSFEMMINISTU!

CHE LA PAURA CAMBI CAMPO!

URANIA’S ACAB PARTY 13/12/19

CONTRO LA SFIGA E LE GUARDIE
VENERDI 13 DALLE 22 :

***+LA ROBOTERIE FULL CREW****
****MODER***

FROCE SOTTOCASSA!!
NO MACHOS NO FASCI NO AMICI DELLE GUARDIE!

***RICORDIAMO ALLE 18.30 IL CORTEO ANTIRAZZISTA IN PIAZZA DALMAZIA PER RICORDARE SAMB E DIOP VITTIME DELLA SPARATORIA FASCISTA DI PIAZZA DALMAZIA DEL 2013****+

6 MESI DI FROCIATE – BENEFIT INGUAIATU 8 MARZO 2018

Il 30 novembre festeggiamo 6 mesi di occupazione e frociate nella nostra villa queer occupata!
Dalle 18.00 assolutamente non puntuali :
rap sconfinato oltre confini ed oltre i generi con :
Wazni 11 from Marocco
+ altru rappettaru da Firenze e dintorni!

dalle 22 si no se puede bailar no es mi occupaciòn :
– URANIAN TRASH SET SENZA LIMITI DI DIGNITA’!
– BAUD ELEKTROFLUID, DA PISA CI PORTA ESONDAZIONI DI ELETTRONICA!
– BRUCE LA TRUSSE, DA BOLOGNA
– MODER DA FIRENZE MA ANCHE UN PO’ DA PARIGI!
A SEGUIRE ANCORA TEK QUEER PARTY ALL NIGHT LONG CON TANT@ DEGHEEEIS LA CUI LISTA CONTINUA AD AGGIORNARSI!

LA SERATA E’ BENEFIT PER LU INGUAIATU DELL’8 MARZO 2018.
Quel giorno lo sciopero femminista invadeva le strade di Firenze, e con l’ennesima montatura fantasy propria della questura fiorentina, alcunu compagnu di alcuni collettivi si ritrovano con un processo campato in aria!
Supportiamo le resistenze, odiamo i supermercati!

SABATO 30 NOVEMBRE START H 18, URANIA FROCIA ZQUAT VIA DELLO SCALO 4
da santa maria novella: T1 FERMATA FEDERIGA, POI BUS 9 FERMATA ARGINGROSSO CANOVA
Da piazza puccini : bus 35/56 fermata PISTOIESE!

NO FASCI, NO MACHOS, NO INFAMI, NO RAZZISTI, NO OMOTRANSBITUTTOLELLOFOBICI, NO HO TANTI AMICI GHEI!

OH BONDAGE UP YOURS! GIORNATA DELLA VISIBILITA INTERSEX

il 26 ottobre organizziamo una giornata per tante ragioni.
Innanzitutto festeggiamo 5 mesi di occupazione e resistenza frocia nella nostra villa occupata!
Festeggiamo la visibilità intersex, parliamo di come l’eteropatriarcato mutili i corpi non normati, della violenza che subiscono le persone intersessual@, di come il regime eterocis vuole invisibilizzare le esistenze non normate e non adeguate ai canoni del binarismo di genere.
E vogliamo farlo partendo dalla conoscenza dei nostri corpi, del dolore e del piacere, e di come godere in maniere differenti da quelle sterili propinate da un mondo moralista e repressivo.
PER CUI DALLE H 18 :

CORSO DI BONDAGE CON LE NOSTRE MERAVIGLIOSE
PIS-ANE ANTONIA E ALE!
Workshop caos, non sappiamo ancora cosa fare ma lo faremo bene!
Venite a godere e a scoprire nuovi modi di usare i nostri corpi per il piacere non normato, non moralizzato non represso.

A seguire cena veg-anal come al solito e poi continuiamo fino a quando ci pare con deegay set frocissima!

CINEMA DI OTTOBRE

TUTTI I VENERDI’ A PARTIRE DALL’11 OTTOBRE, DALLE H 20.00 A URANIA CENA VEGAN AUTOFINANZIAMENTO E PROIEZIONE FILM :

11/10 UNA GIORNATA PARTICOLARE (SCOLA 1977) : La vicenda riassume la vita di due persone: Antonietta, casalinga ingenua ed ignorante e madre di sei figli, è sposata con un impiegato statale, fervente fascista; Gabriele è un ex radiocronista dell’EIAR disoccupato.

I due si conoscono nella giornata del 6 maggio 1938, data della storica visita di Adolf Hitler a Roma. Antonietta è costretta a vegliare sul focolare, mentre quasi l’intero caseggiato affluisce alla parata in onore del Führer. Nella palazzina semideserta, si accorge della presenza di un suo dirimpettaio a cui chiede aiuto per la cattura dell’uccello domestico scappato dalla finestra. Gabriele, che fino ad un attimo prima stava meditando il suicidio corre in aiuto della donna ed improvvisamente sollevato inizia a scherzare, accenna passi di rumba con lei e le offre in dono un romanzo (I tre moschettieri).

Nonostante la portiera del palazzo le sconsigli di frequentare il vicino, che lei definisce “un bisbetico, un cattivo soggetto”, rimarcando il fatto che come se non bastasse l’uomo è sospettato di essere antifascista, Antonietta è rapita dal suo fascino discreto. Gabriele con la scusa di regalare il libro de I tre moschettieri bussa alla porta di Antonietta e si auto invita a casa per un caffè. Nel frattempo Gabriele scopre un album dove Antonietta conserva le fotografie del Duce. Successivamente, ella va a raccogliere i panni stesi tenta di conquistarlo sul terrazzo, volendo cogliere un’occasione per fuggire dall’esistenza grama e succube, retaggio della cultura fascista che relegava le donne a un ruolo subalterno di casalinghe fedeli e prolifiche. Gabriele però le deve confessare la sua omosessualità, causa principale del suo licenziamento dalla radio di Stato.

18/10 : LA RAGAZZA CON LA PISTOLA (MONICELLI 1968):
Assunta Patanè, una giovane siciliana, viene rapita per errore da Vincenzo Macaluso. Lei, segretamente innamorata di lui, si lascia sedurre senza opporre resistenza. Il giorno dopo lei si risveglia sola perché l’uomo è fuggito nel Regno Unito per evitare le conseguenze del suo gesto. Assunta, costretta a difendere l’onore di persona perché senza padre né fratelli, parte per l’Oltremanica armata di pistola, decisa ad uccidere il seduttore. Giunta in Scozia trova il ristorante italiano dove egli lavora ma questi riesce a fuggire. Lavorando e un po’ aiutata da amicizie occasionali, Assunta segue i movimenti di Vincenzo il quale riesce puntualmente a dileguarsi.

Un giorno Assunta lo riconosce nelle vesti di un portantino di un ospedale di Bath e lo segue fino al nosocomio ma lei sviene alla vista di una operazione. Soccorsa da un primario nasce tra i due un’amicizia. Questi prende a cuore il suo caso e poco a poco, riesce a mutarne la mentalità, a farla desistere dall’assassinare Vincenzo, il quale è addirittura riuscito a spacciarsi per morto, con tanto di finta tomba. Assunta comincia a studiare e a lavorare assumendo così quasi le vesti di una vera inglese. Deluso dall’atteggiamento troppo liberale delle donne britanniche e consapevole di non poter tornare in patria, Vincenzo decide di ricontattare Assunta e le propone di sposarla. Assunta finge di accettare e dopo una notte insieme lo abbandona a Brighton per raggiungere il primario nell’isola di Jersey.

25/10 : NELLA CITTA’ L’ INFERNO (CASTELLANI 1959): Lina, ingenua ragazza veneta trasferitasi a Roma, è accusata di un furto avvenuto nella casa in cui lavora come domestica. Senza capire che il ladro è in realtà il suo “fidanzato”, è arrestata e condotta nella prigione femminile delle “Mantellate”, dove subisce la personalità di Egle, una detenuta ormai avvezza al carcere, che la prende sotto la sua protezione. Per la sprovveduta Lina l’esperienza della detenzione è inizialmente sconvolgente. In un drammatico confronto il suo “fidanzato”, in realtà un truffatore, le addebita ogni colpa, anche il se il giudice non gli crede.

Riconosciuta infine innocente, Lina torna in libertà, ma è ormai un’altra persona, trasformata dalla dura esperienza carceraria. Nel frattempo Egle coinvolge Marietta, detenuta che sogna di sposare uno sconosciuto che ha visto dalle sbarre della cella. Lina, ormai donna “di vita”, viene nuovamente arrestata, ma adesso è diventata spavalda e beffarda ed entra in conflitto con Egle, che la rimprovera per aver buttato via la sua vita. Egle però capisce di essere anche lei responsabile per la sorte di Lina, e si ripromette di cambiare vita una volta libera. Nel frattempo Marietta riesce ad incontrare il suo amato e riacquista la fiducia nel suo futuro.

1/11 : SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA (BELLOCCHIO 1972) : Milano, anni settanta. Nel clima teso della contrapposizione politica, nella redazione del quotidiano borghese e di destra Il Giornale, il redattore capo Bizanti, su invito della proprietà, segue gli sviluppi di un omicidio a sfondo sessuale di cui è rimasta vittima una studentessa, allo scopo di incastrare un militante della sinistra extraparlamentare e strumentalizzare politicamente la vicenda.

La campagna mediatica sortisce l’effetto sperato, e il “mostro” viene condannato innanzitutto sulle prime pagine del giornale. La condanna, in primis morale, aiuta l’area reazionaria a screditare gli ambienti della sinistra nella fase elettorale. Alla fine, Bizanti viene informato dal giovane giornalista Roveda che il vero colpevole è un’altra persona, ossia il bidello della scuola frequentata dalla vittima.

Bizanti minaccia quindi l’assassino, inducendolo a non rivelare niente alle forze dell’ordine. In una discussione conclusiva con l’ingegner Montelli, un industriale sospettato di finanziare i gruppi squadristici di estrema destra, i due concordano di tenere segreta la vicenda fino a quando si conoscerà l’esito delle elezioni, per poi deciderne l’eventuale utilizzo.

CI VEDIAMO OGNI VENERDI! (A)

LA PUNK SPIEGATA A MIA NONNA + QUEERPUNX NIGHT & FROCERIE

5 OTTOBRE SERATA AUTOFINANZIAMENTO URANIA FROCIA SQUAT :

DALLE 21:
LA PUNK SPIEGATA A MIA NONNA, DI FILO SOTTILE
Il personaggio che occupa la scena, racconta all’ectoplasma di sua nonna della sua devozione a una dea, La punk, la sua nemesi si chiama invece la decorosa.

ALTRE INFO SULLO SPETTACOLO :

Un anno di sedute spiritiche punk. Schegge e derive di uno spettacolo “personale e politico”

DALLE 22 : CONCERTO PUNK AVEC :

++++Fried brains ++++ from CROATIA

++++Minoranza di uno+++++ HC DA UDINE

+++++reset clan &
Crepa++++ DALLA VERONA HARDECORE

POI ANCORA :

******Skulld ***** BLACK METAL OLD SCHOOL FROM MILANO

A SEGUIRE DJ SET TECHNOFROCIA FINO A MATTINA AKA FINO A CHE CI PARE :

_Alyz_Ki (Collettiva Elettronika)
Toolbeats n/o gender rules

MOLESTO &COMPANY STATEVENE A CASA!

FROCE SUL GALEONE- CONCERTO QUEER PUNX BENEFIT

L’estate sta finendo, la repressione no.
A inizio agosto il Galeone occupato di Pisa è stato sgomberato e distrutto da uno spiegamento enorme di sbirraglia, pompieri e digos.

12 compagn@ sono accusat@ di furto di elettricità, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, occupazione e danneggiamento.
Altr@ sono stat@ denunciat@ per il corteo selvaggio e rabbioso seguito allo sgombero.

Il galeone è stato per tante volte un rifugio per noi froce quando ancora non avevamo uno spazio.
LA SOLIDARIETà è LA nostra arma. Usiamola!

CONCERTO BENEFIT PER I/LE COMPAGN@ DEL GALEONE OCCUPATO DI PISA :
6 SETTEMBRE DALLE 22.00

****xDUHx*** POWER VIOLENCE PISA
BUTTERS PUNK HC PISA
****MMK*** IMPROVVISAZIONE TOTALE PISA
°°°°°STRAZIO**** DEATH METAL PISANO
**CRISIS BENOIT** ECW VIOLENCE BOLOGNA

A seguire come al solito i djset pessimi a cura delle deegay più sbronze della giornata***

*****Spazio distro tfq ecc.. scrivi a scabbiabovina@canaglie.org****

Urania è un’occupazione frocia e transfemminista, non sono benvenuti maschi alpha, machisti, fasci, sessisti, razzisti, abilisti, omotransfobici, ho tanti amici gay, non sono razzista ma e quant’altra merda. Nessun comportamento discriminatorio è tollerato.

****NO VUOL DIRE NO*** RISPETTA IL CONSENSO O STAI A CASA!!

PUNX E QUEER CONTRO LA REPRESSIONE DI STATO CAPITALE ED ETEROPATRIARCATO (A)

RISPETTA LA SPAZIA CHI LA VIVE E LE VICINE

NO ME CUIDA POLICIA, ME CUIDAN MIS AMIG@S

solidarietà alle donne messicane, nessun@ sbirr@ è amic@ nostr@!

Città del Messico, settimana scorsa, 4 sbirri stuprano una ragazza di 17 anni.
Nelle strade si riversano migliaia di donne che rabbiose scatenano l’odio contro la polizia al grido di “Non mi protegge la polizia, ma le mie amiche”. Da giorni un grido ha rotto finalmente il silenzio intorno all’ennesimo stupro che sarebbe , ancora una volta, rimasto senza risposta. Quello che è successo a Città del Messico, e sta succedendo ora, sta creando una reazione diretta contro la cultura dello stupro.
Guardiamo con gioia le caserme in fiamme e le strade piene di donne consapevoli che estendono il conflitto verso l’eteropatriarcato, non concentrandosi su un solo atto di violenza subito, ma attaccandone la matrice sistemica e scegliendo come risposta un’azione violenta!
.Nella frase “Non mi protegge la polizia, ma le mie amiche”, c’è molto di più di una semplice reazione contro uno stupro di gruppo. C’è un discorso politico.
Da troppo infatti i corpi delle donne vengono usati anche come strumento di propaganda politica :
Lo stupratore non è bianco occidentale := le “Nostre” donne vanno protette.
Il bianco o il poliziotto stuprano : Quelle puttane se la sono cercata.
Stare ad aspettare una sentenza che non arriverà, stare ad aspettare punizioni che a niente serviranno contro la cultura dello stupro e dell’eteropatriarcato, ci rende impotenti e alimenta una rassegnazione di cui non ne possiamo più.
Questa volta invece, le donne si sono organizzate per reagire, e hanno fatto molto di più che dare una risposta diretta e funzionale.
Hanno lanciato un grido che toglie la maschera al sistema democratico liberista : la polizia non ci protegge
La polizia protegge la proprietà, i ricchi e il capitale, non le donne con cui si fa scudo, non i poveri, non le persone razzializzate , non chi lavora, non chi non ha una casa o in lavoro . La polizia protegge la proprietà.

E mentre sui social le immagini delle caserme date alle fiamme in messico diventano virali, un altro articolo tenta di mettere una toppa sull’odio viscerale deglu oppressu verso le forze dell’ordine.
Cita il titolo “le poliziotte Argentine si rifiutano di reprimere le manifestazioni femministe, “Al massimo” dicono “ci andiamo per sventolare il drappo di ni una menos”.
E giù di sviolinate su come “Non siano tutte mele marce, ecco quelle a difesa della donna”.
Beh, un@ poliziott@ che sceglie di disertare un ordine non è mai una cosa negativa, il problema è come ciò viene usato politicamente.
Queste poliziotte si rifiutano di reprimere una manifestazione femminist, ma le manifestazioni di lavoratori e lavoratrici? Quelle di studentesse e studenti? Le proteste di chi non ha il pane? Di chi vuole un letto dove dormire? Di chi è stuf@ della violenza dei/lle gendarm@? Deglu indigenu in lotta a difesa dei territori occupati dagli stati coloniali?
Anche questo si rifiuteranno di reprimere?

Le tematiche femministe vengono sempre più strumentalizzate dalle istituzioni perchè rappresentano un’occasione facile per pulirsi un pò la coscienza, un modo per dire “alla fine non siamo così male” e nel caso del Messico sta succedendo questo. Quando la polizia viene contestata deve inventarsi qualcosa perchè l’odio alle guardie è contagioso e si sparge velocemente tra chi vive una vita di miseria ed oppressione. E’ successa la stessa cosa per il processo indipendentista in Catalogna, dove la polizia autonomica, i Mossos, in un paio di occasioni si sono rifiutati di picchiare chi andava a votare al referendum e a questo prezzo davvero ridicolo si sono conquistati una quantità imbarazzante di elogi e consenso, che li ha portati ad entrare in una delle piazze più importanti della città accompagnati dall’applauso e i complimenti di chi aveva votato al referendum.
Non c’è sbirro peggiore del (finto o vero) sincero democratico, che rifiuta le discriminazioni che la sua divisa stessa incarna e protegge. Questa figura è solo un’illusione creata per generare consenso perfino tra chi si ribella, facendo leva sul sentimento cristiano del perdono, del porgere l’altra guancia verso chi fino a ieri ci ha massacrate ma oggi dice “mah forse non ci stava troppo”. Non ci abbiamo mai creduto e non ci crederemo.

Il nostro essere transfemministu è profondamente e visceralmente antirazzista, anticapitalista e antifascista.
Per questo essendo che far parte delle forze dell’ordine significa essere persone armate che applicano con la forza norme a tutela del capitale,non possiamo avere sbirre amiche.
Non sono nostri e nostre amiche in strada, in carcere, né quando abbiamo fame, rabbia o subiamo violenza.

Il problema non è l@ poliziott@ buon@ o cattiv@, il problema è l’esistenza della polizia. Non sono le mele ad essere marce, ma l’albero ad esserlo, e in quanto tale va abbattuto.
Non può esistere una polizia transfemminista queer, non può esistere un mondo libero realmente dove vi siano persone armate a difendere i beni di qualcun altr@, guadagnati a scapito di milionu di altru.

Chiunque faccia propria la legalità come sistema di vita rinnegando la giustizia è parte del problema, se per lavoro porta un’arma in nome “della legge” lo è di più.
Non siamo giustizialistu e abbracceremo nella lotta chi capisce quale è la parte di mondo da difendere , c’è molta dignità nel cambiare idea, nessuna nell’usare le lotte delle altre per sciacquarsi gli ultimi brandelli di presunta coscienza.

Con ogni caserma in fiamme,
Insieme a chi diserta!

froce e femministe contro la polizia! (A)

CONTRO IL PIL DELLA NAZIONE, ESPROPRIO FROCIALISTA

Il capitalismo ha trovato la migliore soluzione per appianare il conflitto sociale delle minoranze verso il potere.
Assorbire, digerire, trasformare tutto in profitto.
Che ciò sia successo anche con le soggettività lgbtqia+ non serve ribadirlo.
Quello di cui ci interessa discutere è di come distruggere l’assorbimento da parte della società capitalista delle istanze lgbtqia+.
La gentrificazione ha portato invasioni di unicorni, shopping-bag arcobaleno, cartoline su matrimoni same-sex, fenicotteri, qualsiasi cosa arcobalenabile è stata già messa in vendita, per poi arrivare durante giugno a esplodere con il pride-brand.
Vitasnella con un’allusione a stonewall “le rivolte di stonewall sono iniziate con il lancio di una bottiglia, quindi noi lanciamo la rainbow bottle vitasnella°TM.”. E masse di froce sotto a festeggiare, credendo che davvero a un’azienda multinazionale gliene freghi qualcosa della libertà lgbtqia+. Le rivolte di stonewall sono iniziate con una bottiglia molotov, non di plastica, è svilente vedere persone che gongolano davanti a una presunta vittoria, per aziende che un mese l’anno brandizzano anche la questione pride, mentre 365 giorni all’anno finanziano gruppi fascisti e omotransfobici, e quando non finanziano loro finanziano devastatori della terra, guerrafondai, sfruttatori di ogni tipo.

E così mentre H&M rivende magliette femministe e con unicorni in ogni forma e colore, crea pubblicità razziste, sfrutta lavoratric@ in Asia e si prende i vostri soldi e supporto non facendo assolutamente niente per le persone lgbtqia+.
Benetton, coca-cola, nestlè, persino mastercard e mc donald.
Praticamente abbiamo vinto, sono tutti dalla parte nostra. Poco importa che a Byalistok in Polonia il pride sia stato assaltato da bande di nazisti con la collusione della polizia. A nessunx viene in mente che mentre sorseggiate il succo skipper rainbow, le persone trans vengono massacrate a un ritmo raddoppiato rispetto agli scorsi anni, le leggi antigay aumentano e l’omotransfobia galoppa verso una storica ribalta anche nell’europa dove ora vi sentite tanto tranquill@ perchè “la situazione non è come a dubai”. Poco importa della sierofobia che torna a causare esclusione e violenze verso i/le/lu sieropositiv@, anche qui dove ora che ci son,o le unioni civili sembra che tutto sia risolto.
Abbiamo la cocacola rainbow, tutti i negozi ci riempiono gli scaffali di unicorni, il mondo ormai è gay friendly, ce l’abbiamo fatta. Alla prossima aggressione potremmo ripulirci con le salviettine rainbow di Tiger.
Mentre le aziende fanno i milioni sui nostri culi, noi continuiamo a subire la violenza dell’eteropatriarcato, credendo che ciò succeda di meno perchè ci pestano per strade riempite di fenicotteri rosa e arcobaleni.
Una vittoria che un’azienda si schieri dalla “Nostra parte”.
Non vi sentite proprio pres@ per il culo? Davvero siete felici nel sapere che la mastercard, che finanzia i peggio gruppi omotransfobici e fascisti, scende al NYpride con lo striscione “accept everyone”, perchè scrivere vogliamo i vostri soldi, era un po’ brutto.
Il capitalismo è gay friendly, mentre continua il suo comodo lavoro di sfruttamento di lavoratoru/tricu, distruzione della terra e repressione di ogni libertà.

A tutto ciò si può reagire?
Crediamo nell’esproprio come mezzo molto più utile di un boicottaggio o qualsiasi mezzo praticabile nella legalità. Essere froc@ ci ha insegnato che la legalità è un confine facilmente scavalcabile quando la tua stessa esistenza è illegale.
L’esproprio della merce è una pratica in cui confidiamo come forma di resistenza alla mercificazione delle nostre esistenze e lotte.
L’esproprio è un mezzo con cui intendiamo ribadire che i nostri culi sono in vendita solo per chi o quando decidiamo noi,e che solo noi dobbiamo guadagnarci, nessun altrx.
L’esproprio della merce è un danno diretto a quelle aziende che pretendono di guadagnare a spese nostre, mentre supportano chi ci vuole mortx.
L’esproprio è un mezzo con cui aumentare la qualità della nostra sopravvivenza in un mondo che ci vuole far sparire, è una pratica di autodeterminazione cui intendiamo riappropriarci, che ci è sempre appartenuta e che abbiamo sempre rivendicato finchè non ci siamo vendutx a quelle poche briciole ottenute dopo la commercializzazione della lotta frocia.

Gli unicorni ci piacciono o ci schifano, dipende da ognunx di noi, ma non permettergli più di venderli, di guadagnare su di noi, è il minimo sindacale che dobbiamo ottenere.

Le aziende e i brand vogliono mettere i rainbow sulla loro merce per supportare la comunità lgbtqia+? Benissimo, crediamo allora che quel supporto possa passare solo tramite il far si che tutta quella merce rainbow sia gratuita per tutte le soggettività LGBTQIA+, senza se e senza ma.

Se vogliono supportare la comunità lgbtqia+, che tale comunità si prenda tutto ciò di cui necessita, per facilitare di molto la nostra esistenza.

CONTRO I LORO BRAND, ESPROPRIO FROCIALISTA! RUBIAMO GLI UNICORNI! PRENDIAMOCI IL LUSSO!